Sudafrica, 25 anni senza apartheid: "Non potevo entrare nei bar, oggi lotto per sanare le ferite del paese
26 aprile 2019
E’ passato un quarto di secolo dal 27 aprile 1994, giorno delle prime elezioni libere aperte a tutta la popolazione senza discriminazioni di colore, genere e classe sociale. "Per la prima volta nella storia del Sudafrica - afferma l'Ambasciatore del Sudafrica in Italia Shirish Soni - bianchi, neri, meticci, indiani, tutti insieme si recarono alle urne: fu il giorno che sancì in pratica la fine dell'apartheid".
Il sistema di segregazione razziale imposto nel 1948 dalla minoranza bianca aveva diviso la società per quasi cinquant'anni. La separazione era totale: dai mezzi pubblici, alle abitazioni e anche le professioni. Neanche le scuole erano risparmiate tanto che prevedevano diversi piani di studi per bianchi e neri: a quest'ultimi infatti era vietato l'insegnamento delle materie scientifiche. A ricordarlo Loredana Rabellino, coordinatrice dei progetti per MAIS Onlus, una ong che da 25 anni si occupa di sostegno a distanza ed istruzione in Sudafrica.
Nei primi anni Novanta, l’African National Congress di Nelson Mandela sponsorizzò la Yeoville Community School, una delle prime scuole primarie statali multirazziali. Dal 1993 l'istituto è sostenuto da MAIS Onlus con un progetto di sostegno a distanza. A capo del progetto c'è Jackie Stevenson, Presidente di MAIS Africa e direttrice della Yeoville Community School fino al dicembre 2002.
"Le conseguenze delle leggi sull'istruzione si vedono ancora oggi", sostiene Rabellino che sottolinea come il paese oggi deve affrontare le problematiche relative anche a scelte politiche poco lungimiranti. A farle eco Stevenson: "Dobbiamo tornare ai valori sostenuti da Mandela e lavorare insieme".
di Chiara Nardinocchi
produzione di Monica Bartolini, riprese di Valeria Lombardo e Luciano Coscarella
montaggio Elena Rosiello – La Repubblica